19 Marzo 2024

LE MANI DELLO STATO SUI BENI DEI LA MARCA.TANTI INDAGATI

EBOLI. Si allarga a macchia d’olio l’indagine sull’ingente patrimonio del Caseificio Tre Stelle di Eboli: oltre agli arresti di La Marca, Maiale e Vastarella, infatti, vi sarebbe una lunga lista d’indagati ‘eccellenti’, come riferito dagli inquirenti, emerso dalle intercettazioni e si legge nelle oltre 100 pagine dell’ordinanza cautelare: nei guai anche i contabili che hanno alterato i bilanci della società, diversi professionisti e intermediari che hanno agevolato in modo illecito l’ascesa economica della famiglia La Marca e fiancheggiatori dell’ex boss della Piana del Sele.
Le accuse in capo ad arrestati ed indagati, a vario titolo, sono gravissime: falso in bilancio, dichiarazione fraudolenta, appropriazione indebita, autoriciclaggio, illecito impiego di denaro di provenienza illegale, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, trasferimento fraudolento di valori, turbativa d’asta, detenzione e porto abusivo di armi, tra cui una pistola con matricola abrasa.

LA MARCA E MAIALE IN CARCERE A VELLETRI
Dal penitenziario laziale di Velletri, dove sono stati rinchiusi, Gianluca La Marca e Giovanni Maiale (nella foto) sono in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Ma è ipotizzabile che non parlino, almeno per ora, dell’impero economico del Caseificio Tre Stelle (cui non sono stati apposti sigilli), costruito sulla base di una massiccia evasione fiscale, all’intimidazione mafiosa dei concorrenti ed alla corruzione del funzionario apicale dell’Agenzia delle Entrate, come svelato dall’indagine congiunta condotta da Guardia di Finanza e carabinieri, delegata dai sostituti procuratori Marco Colamonici della Dda e Francesco Rotondo della Procura ordinaria, che hanno firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il giovane titolare del caseificio di Eboli e l’ex boss e pentito di camorra Giovanni Maiale, oltre alla misura degli arresti domiciliari per Emilio Vastarella, direttore generale dell’Agenzia delle Entrate di Salerno, autorizzate dal gip Ubaldo Perrotta.

UN PATRIMONIO DI OLTRE 40 MILIONI DI EURO
Già nello scorso mese di giugno, i finanzieri del Nucleo di polizia economica di Salerno avevano sequestrato, sui conti della società, oltre 1 milione di euro come frutto di una maxi evasione fiscale. Il patrimonio dei La Marca, infatti, era passato dai 10 milioni del 2010 ai circa 40 del 2017: una crescita esponenziale che aveva portato ad elargire circa 14 milioni di euro al padre dei La Marca come liquidazione e trattamento di fine rapporto con la società, le cui redini passarono ai figli con l’amministrazione di Gianluca La Marca.
“Nemmeno a manager di multinazionali viene data una buonuscita del genere” hanno tenuto a precisare i finanzieri nella conferenza stampa di ieri. Somme ingenti che, però, sarebbero frutto di un’evasione fiscale massiccia, che portava i La Marca a non dichiarare gli effettivi introiti accumulati nel settore della produzione e vendita della mozzarella di bufala campana dop.
Soldi di dubbia provenienza che i La Marca offrivano spesso anche in contanti ad allevatori in difficoltà per ottenere un prezzo di favore nell’acquisto del latte, nonché per acquistare aziende in difficoltà, anche all’asta: e qui entra in scena l’ex pentito di camorra ‘Giovanniello’ Maiale, il quale, sfruttando la nomea criminale maturata negli anni, minacciava imprenditori rivali dei La Marca, e perfino i loro avvocati, per costringerli a non partecipare ad incanti pubblici per rilevare le proprietà di aziende in fallimento.

‘SCONTO’ IN CAMBIO DI GIOIELLI E OROLOGI
Nel meccanismo criminale è finito anche Emilio Vastarella, capo dell’Agenzia delle Entrate provinciale, corrotto con un bracciale in oro e diamanti per la moglie (trovato nel suo appartamento) ed un orologio di lusso a Natale, per accordare impropriamente uno sconto del 10% su una sanzione fiscale già elevata a carico dei La Marca, per complessivi 60mila euro.
“Totale collaborazione agli inquirenti – si legge in una nota diffusa dalla stessa Agenzia delle Entrate di Salerno – adotteremo tutti i provvedimenti previsti dalla normativa interna e contrattuale nei confronti del dipendente indagato, riservandosi la possibilità di costituirsi parte civile nel processo penale a tutela della propria immagine”.FONTE STILETV

WWW.CANALECINQUETV.IT

About Author