AGROPOLI,23 ANNI FA MORIVA VINCENZO MARGIOTTA LA LEGGENDA
La fantastica Storia del Calcio agropolese…in ricordo di Vincenzo Margiotta…il mitico bomber agropolese!!!
Il 9 marzo 1996 moriva il più grande calciatore cilentano.
Il cronista del quotidiano “Il Mattino” Mimmo Caratelli, il giorno dopo la scomparsa, così scrisse: «Se il grande De Vecchi, a Genova, era stato ‘II figlio di Dio’, Vincenzo Margiotta a Salerno divenne ‘II figlio del goal».
Il tempo passava e la memoria andava soggetta a dimenticare. Perciò, misi da parte ogni remora e mi compiacqui di scrivere, senza cadere nella retorica, i miei ricordi del famoso calciatore, passato alla storia del football nazionale. Avevo appena nove anni quando mi aggiravo sotto le vecchie mura di cinta del vecchio stadio
“D. Vestuti” della mia città a sentire il tripudio dei tifosi granata per i goal realizzati da Margiotta. I ragazzi salernitani, che all’epoca avevano spiccate qualità calcistiche, venivano tutti chiamati “Margiutiell” ed io appresi le evoluzioni tecniche del calcio proprio da un giovinetto del rione ove abitavo, di nome Giannino, da tutti soprannominato con l’appellativo del fuoriclasse cilentano. Poi, un giorno, subentrò il gioco del destino. Nel 1962, oramai adulto, per motivi di lavoro venni trasferito ad Agropoli e tra le prime conoscenze, nella città di mare, fu quella dell’ex noto calciatore, che gestiva con i suoi genitori un accorpato albergo-ristorante nella centralissima piazza Vittorio Veneto. Tra noi due, in breve, maturò una sincera ed affettuosa amicizia e spesso passeggiavamo sul corso principale discutendo di tante cose, soprattutto della sua gloriosa carriera calcistica. Ma quello che, oltremodo, mi colpiva di Margiotta-uomo era l’umiltà, l’alto sentimento d’umanità e la continua disponibilità verso gli altri, virtù che gli fecero accrescere sempre più ampie simpatie. Tra i tanti fatti, un giorno, mi partecipò del carattere imperioso dell’allenatore Gipo Viani, nei confronti di calciatori poco attenti alle direttive calcistiche. Ma quando era il bomber cilentano a trasgredire i principi del maestro, andando con disinvoltura a realizzare i goal col proprio estro, allora l’esponente della panchina granata non faceva altro che sorridere e fregarsi le mani. Il nostro personaggio, conoscendo la mia attività lavorativa, che mi portava a contatto quotidiano con le cifre, un giorno mi chiese di rapportare, al momento, il valore calcistico dei suoi anni verdi. Così, mettendo insieme tanti dati tecnici ne venne fuori una somma da capogiro, che fece restare incredulo il mio caro amico. Sul finire degli anni ’60 a Salerno venne organizzata una gara tra le vecchie glorie della Salernitana e in quell’occasione, Vincenzo volle che fossi presente all’avvenimento, perciò lo accompagnai allo stadio cittadino, ove in tribuna c’era anche il compaesano Franco Carola. Lì ebbi modo di constatare che, nonostante il tempo trascorso, l’ex grande centravanti granata era ancora nel cuore dei tifosi. Ritornammo al Vestuti, di nuovo insieme, per assistere ad un’amichevole tra la Salernitana ed il Catanzaro. Alcuni anni dopo ci recammo a Potenza, al campo Viviani, in compagnia del cognato dottor Felice Colliani, per un incontro di serie C tra la squadra lucana e la Palmese, che aveva nelle sue fila il figlio Federico. Peraltro, tra quelli che hanno scritto di lui, mi onorai del privilegio non solo di consolidare una fraterna amicizia, ma anche di avere disputato al suo fianco qualche torneo estivo. La longevità calcistica di Margiotta suscitò molto stupire e, sebbene egli avesse superato la soglia dei 50 anni, faceva ancora sibilare il pallone in rete con la stessa precisione e potenza dei suoi tempi migliori.Matteo Galdi
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