9 Febbraio 2025

AGROPOLI,PARLA L’AVVOCATO ANGELA CUOFANO:”NON VOGLIO CAREZZE MA ESSERE VALUTATA PER QUELLO CHE FACCIO”

 «Voglio essere valutata per quello che sono, non per quello che vedono le persone fermandosi solo alla sedie a rotelle e traendo conclusioni senza conoscermi. Quello che mi dà fastidio è che le persone partono dal preconcetto che, poiché ho un problema oggettivo, io non arrivi a fare certe cose o che mi trattino come una bambina». È il pensiero, forte e chiaro, di Angela Cuofano, avvocato di Agropoli, una tipa tosta nonostante la sua dolcezza. «Cerco sempre di farmi apprezzare indipendentemente dalla mia condizione. Il mio carattere non me la fa accettare come un compromesso», aggiunge.
Angela ci fa capire quanto sia faticoso per una persona disabile, inoltre donna e giovane, rendersi credibile dal punto di vista professionale. E racconta un aneddoto: «Lavoravo presso il Giudice di Pace di Agropoli e puntualmente le persone del pubblico non pensavano che potessi essere un funzionario e si rivolgevano dandomi del “tu”, cosa che non succedeva con altri colleghi. In un’altra occasione, una signora si rivolse a me salutandomi con un “ciao, tesoro” e nell’andar via tentò di accarezzarmi la testa. Dubito che un estraneo saluti una persona adulta e normo-dotata con una carezza sul capo o prendendosi certe confidenze, specie in un contesto istituzionale…».


Dunque ben vengano i giochi che “educano” i bambini, sin da piccoli, ad avere i giusti comportamenti. «Certo, se possono avvicinare le persone ad un mondo che non è il loro. Sarebbe necessario un intervento nella vita quotidiana dei bambini e dei cittadini affinchè si abituino a relazionarsi con la diversità. In fondo, chi di noi è normale? Anche una persona che si è rotta una gamba sperimenta quanto sia difficile interagire con chi, in quel momento, è in una condizione diversa. È quello che non si conosce a spaventare, per questo è importante conoscere la disabilità. Faccio l’esempio della figlia della mia terapista, che mi conosce da sempre e non ha alcun problema o difficoltà a relazionarsi con me in maniera tranquilla e normale».
Angela, qualche anno fa, ha partecipato ad una sfilata di moda inclusiva “Bellezza senza confini”. Questo tipo di iniziative dunque servono? «Servono nel momento in cui vengono fatte, portando alla ribalta una realtà sulla quale, come dicevo, c’è ancora poca consapevolezza. Bisognerebbe però poi dare un seguito a questi eventi, per non far calare l’attenzione sulla tematica dell’inclusione», commenta.
Il problema delle barriere architettoniche è uno dei più sentiti, perché impatta sulla quotidianità: «Su questo le istituzioni potrebbero fare di più perché ci sono ancora molte barriere che non ci consentono di muoverci in maniera autonoma e dunque limitano le persone con disabilità – commenta – purtroppo non posso agire sui comportamenti delle persone, perciò se, almeno su quel fronte, le strutture, sia pubbliche che private, fosse più fruibili, questo semplificherebbe la vita a tante persone come me».(v.t.)

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