19 Marzo 2025

CAPACCIO PAESTUM, I “BRIVIDI” NON ME LI HA FATTI VENIRE BLANCO, MA CERTI COMMENTI SUI SOCIAL di Pasquale Quaglia

Faccio outing: ogni tanto mi capita di ascoltare Blanco e amo Nino D’Angelo. Al tempo stesso so chi è Strehler e riesco a cavarmela anche a fare la parafrasi di qualche canto della Commedia. Lo preciso perché a sentire certi commenti sembra vigere l’assurdo principio che se ascolti determinata musica sei ignorante, non che mi darebbe fastidio esserlo, è soltanto che, sinceramente, tra tutti quelli che hanno scritto cose del genere pochi, anzi pochissimi, li ricordo presenti agli eventi culturali che ogni tanto pure si fanno sul territorio. Non che sia obbligatorio andarci, anzi, ognuno ha i suoi divertimenti, proprio come la musica. Detto questo, tuttavia, se proprio dobbiamo considerare Blanco l’ultimo scappato di casa, simbolo della decadenza dei nostri “elevatissimi” valori, e non uno che ha vinto Sanremo o che è stato scelto dalla CEI per cantare davanti al Papa (a quanto sembra non è poi tanto blasfemo), e per farlo dobbiamo appellarci alla “cultura” che tanto caratterizza la nostra quotidianità, beh, facciamolo. Andiamo a leggere un po’ i nostri “antenati”, visto che siamo di Paestum, come se a nascere in un posto poi fosse una questione di talento e non, come direbbe Sabatini, di “prosaico culo” (sì, lo ammetto, mi piace pure “l’ignorante” calcio). I latini, per esempio, si divertivano a dire che sui gusti non bisogna discutere, poiché sono soggettivi, mentre l’argomentazione logica dei greci avrebbe sottolineato benissimo che l’ascoltare Blanco non rende le persone ignoranti così come fotografarsi immersi tra i libri non ci fa diventare intelligenti. Per essere ancora più attuale, comunque, così da non scandalizzare gli “studiosi” contemporanei vorrei citare quel briccone di Dostoevskij che se ne usciva scrivendo che “la bellezza salverà il mondo”, per dire che per me la bellezza sono migliaia di ragazzi e ragazze che cantano e si divertono in maniera corretta ed educata, non chi li apostrofa come inetti e nullafacenti, sì, perché anche questo ho letto. Eppure, data la vostra cultura, dovreste saperlo che la critica ai giovani non è neanche tanto originale, la esprimeva già un certo Socrate un po’ di anni fa. A qualcuno che si è augurato, invece, che i giovani possano essere all’altezza delle generazioni precedenti (come se un concerto fosse un banco di prova epocale) mi piacerebbe rispondergli: no, ma anche no! Gli abbiamo consegnato un mondo che si regge in piedi con lo sputo, con epidemie, guerre, condizioni climatiche estreme, per non parlare del resto, e non solo gli facciamo pagare le nostre colpe gliele vogliamo pure addossare perché ascoltano un cantante che non piace a tutti? Ecco, tutto questo discorso, scusate se ve lo dico, culturalmente proprio non regge. Se invece la riflessione dev’essere sui disagi, sulla portata o meno di questi eventi, sul delocalizzare una determinata tipologia di spettacoli, allora posso anche concordare, senza dimenticare, però, che Blanco fa concerti anche a Ferrara, a Matera, località dove il turismo di qualità c’è e non lo mette di certo in pericolo un ragazzo che canta davanti a migliaia di persone. Sull’altra questione, quella che pur di attaccare Alfieri bisogna aggredire tutto e tutti, neanche voglio entrarci nel merito, perché un certo modo di fare opposizione sarebbe persino in grado di farmi diventare il sindaco simpatico e questa, ecco, è una delle cose che non amerei dei miei gusti. Perciò mi taccio e ritorno a fare l’amichevole “intellettuale di quartiere” (ah tra i miei vizi popolani c’è anche la Marvel) come da tempo i nostri “paladini” sociali amano definire il resto della plebe. A loro risponderei con una canzone di Marco Masini, ma non vorrei peccare di volgarità, oltre all’ignoranza.P.S. chiedo scusa per la lunghezza dello scritto. D’altronde le persone di cultura lo leggeranno con facilità. Pasquale Quaglia

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