IL CASO DI PATRICK ZAKI E VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN EGITTO
Dopo il caso del ricercatore italiano Giulio Regeni, si ripete il comportamento arbitrario del governo egiziano che reprime i più fondamentali diritti umani.
In Egitto, attualmente, si sta consumando un’ingiustizia spaventosa. Dopo lo scandalo del caso della morte del ricercatore italiano Giulio Regeni, ucciso, presumibilmente, perché ritenuto una spia da agenti segreti, un attivista politico, Patrick Zaki, è detenuto in un carcere di quel paese, perché accusato di diversi reati tra i quali minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie, propaganda per il terrorismo. L’arresto di questo esponente, noto per l’incitazione contro lo stato egiziano ed a favore dell’omosessualità, ha suscitato indignazione in tutto il mondo. E’ stato posto in stato di arresto il 7 febbraio 2020 e per 24 ore questa notizia è stata tenuta volutamente segreta.
E’ stato,anche, torturato con pugni allo stomaco ed alla schiena e con scariche elettriche dalle forze di sicurezza egiziane, per ben diciassette ore consecutive. Ha potuto incontrare, solo una volta, e dopo vari trasferimenti in carceri diverse, la famiglia, e la sua detenzione continua a prolungarsi. L’Unione Europea, definendo arbitrario il comportamento delle autorità egiziane, ha richiesto l’immediato rilascio di Zaki, che studia a Bologna, ed il ritiro completo di tutte le accuse a suo carico. Ed ha richiesto, anche, il rilascio incondizionato di tutti i prigionieri detenuti illegalmente ed arbitrariamente. In Egitto è sistematica la repressione dei diritti umani è sistematica e sono non pochi i casi in cui viene denunciata. Guido Honorati Broggi