VIAGGIO DEL “SOLE 24 ORE” NELLA PIANA DEL SELE TRA PRODUZIONE,SVILUPPO E NUOVI SERVIZI
Il noto giornale di confindustria ha posto l’accento tra Salerno e Battipaglia dove spunta la nuova «Bonduelle Valley»
«Cambiare», la parola d’ordine per i cittadini, i lavoratori, gli imprenditori della Piana del Sele: voltare pagina. Così in quello che per molti anni è stato un feudo di Vincenzo De Luca, governatore della Campania eletto con maggioranze bulgare al comune di Salerno e alla Regione, le elezioni del 4 marzo hanno fatto registrare un totale capovolgimento.
Il M5s ha vinto come in gran parte del Sud totalizzando a esempio a Battipaglia alla Camerail 41,85 % dei voti, seguito da Forza Italia che ha ottenuto il 21,27% e dal Pd piombato al 12,24%. E al Senato, sembre con il sistema uninominale, i pentastellati hanno avuto il 38, Fi il 23,70, il Pd il 14,76%.
Parliamo di una zona in forte e accelerata crescita, non di una delle aree più depresse del Mezzogiorno, di certo non “convinta” dalla promessa del reddito di cittadinanza.
Qui, dove un tempo c’erano campi di fragole, oggi sorge un importante polo di produzione di ortaggi, destinati a essere imbustati freschi e venduti nel mondo: la cosidetta “quarta gamma”. Nella valle a sud di Salerno si registrano investimenti continui di imprese locali e non.
E proprio tra Battipaglia, Pontecagnano, il Cilento e il Vallo di Diano è prevalsa dunque la voglia di voltare pagina. Tanto che il candidato del Pd nel collegio del Cilento, il più accreditato, Franco Alfieri, consigliere di De Luca per l’agricoltura, non ce l’ha fatta, soppiantato dalla candidata di Fi, Marzia Ferraioli. «Un dato inspiegabile – commenta il dg di Confagricoltura Salerno, Carmine Libretto – Alfieri ha lavorato molto sul territorio, ma non è stato premiato».
Penalizzato forse dalle inchieste di Fanpage che hanno puntato dritto al governatore e alla sua famiglia. Penalizzato dal familismo dello stesso De Luca.
Tra i sette comuni di Eboli, Battipaglia, Pontecagnano Faiano, Bellizzi, Montecorvino Pugliano, Capaccio e Serre in dieci anni sono sorte circa 3mila aziende (agricole e di trasformazione e spesso l’uno e l’altro) con un’occupazione di 9mila persone circa, che – secondo le stime di Confagricoltura – realizzano un fatturato annuo di 2,5 miliardi (in crescita costante del 15% annuo), per il 30% all’estero. Qui la superficie occupata dalle serre, dove si coltivano rucola, lattuga, radicchio, scarole, e verdurine a foglia (le più pregiate), è ormai pari a circa 4mila ettari. Ed è in crescita. Qui sorge il secondo polo della quarta gamma d’Italia, nato proprio come gemmazione del primo che si estende tra Bergamo e Padova: sono numerose le imprese del Nord – come La Linea Verde, Ortoromi – o estere come Bonduelle, già affermate nel settore che, avendo scoperto le grandi potenzialità della piana a sud di Salerno, da quindici anni a questa parte hanno cominciato a investire, coltivare, produrre quarta gamma, tessere rapporti con imprenditori locali.
Nella pianura stretta fra i monti Alburni, a pochi metri sul livello del mare, le condizioni per coltivare e trasformare prodotto fresco sono infatti eccezionali. Rosario Rago, uno degli imprenditori locali parla di « un microclima ideale e di produzioni in serre non riscaldate, che fanno sì che si possano fare almeno otto raccolti l’anno contro i quattro di altri territori tra Italia e Spagna».
Il pioniere è Santo Bellina, imprenditore di Bergamo, sbarcato a Battipaglia nel 1990. Avvia la produzione consorziandosi con agricoltori locali, poi inaugura uno stabilimento industriale. Poi nel 2001 cede la sua Ortobel che a quell’epoca fattura 120 miliardi di vecchie lire. E ritorna alla produzione primaria. Oggi la Op Maggiolina, da lui promossa, dispone di 110 ettari di terreno di proprietà e di 50 in affitto, dove produce verdure di prima gamma: coltivate, raccolte e confezionate senza lavare. Ma la novità è che per il 90% si tratta di prodotti biologici.
Nel 2001 Bellina vende a Bonduelle. La società francese affida la produzione agricola alla Op (Organizzazione produttiva) Oasi che riunisce 28 aziende ocali, mentre gestisce direttamente la trasformazione . «Nei mesi invernali – spiega Andrea Montagna, direttore commerciale Bonduelle fresh Italia – la produzione della Piana del Sele per quantità e qualità è la migliore d’Europa». A Battipaglia Bonduelle ha un impianto tecnologicamente molto avanzato, in cui la verdura passa da macchina a macchina, in una sorta di tunnel sotto vetro, e con poca presenza di lavoratori.
Intorno alle grandi aziende negli anni si è costituita una filiera produttiva, le cui parti (agricola e industriale) lavorano in sintonia. «Lavoriamo in stretta collaborazione», conferma Francesco Punzi, giovane bocconiano oggi impegnato nel gruppo di famiglia leader di OpOasi. L’azienda Punziè considerata un campione e modello di innovazione per aver adottato tecnologie per il monitoraggio delle coltivazioni importate da Israele e basate su un algoritmo. Tanto da essere stata scelta come testimonial di innovazione per il corso in Agrobusiness della Bocconi. Il giovane Punzi si interroga sul voto di domenica: «Solo protesta – commenta – questa volta i giovani hanno votato e hanno espresso la stanchezza di aspettare occasioni di lavoro. Non tutti amano l’agricoltura».
Ci sono poi aziende locali che, dopo aver rifornito quelle più grandi e venute dal Nord, si sono strutturate in modo da completare al proprio interno il ciclo di produzione. Come la Rago di Battipaglia che lavora prima gamma (verdure coltivate, raccolte e vendute), la seconda (verdure coltivate, raccolte e imbustate senza lavarle) e quarta gamma, quella delle verdure coltivate, raccolte, lavate e imbustate. Il gruppo che fa capo ai tre fratelli Rago registra un fatturato di 20 milioni, che cresce in media del 25% di anno in anno. Risultati conquistati anche grazie a consistenti investimenti in tecnologie e sostenibilità.
A Pontecagnano Lineaverde di Brescia opera attraverso la controllata del Sud Ortomad, azienda gestita dai fratelli Maddalo che con 300 dipendenti tra campagna e industria realizza un giro d’affari di 35 milioni.
Le imprese esistenti crescono e altre, spesso di giovani, se ne costituiscono. Il Consorzio di bonifica nel 2017 ha rilasciato autorizzazioni per 500 ettari e da inizio 2018 ha ricevuto altre domande. Intanto cresce il bisogno di infrastrutture: canali di scarico delle acque, nuove idrovore, l’aeroporto che c’è ma non è più di una pista, e sopratutto le strade, dissestate e carenti. Gli operatori su questo tema si infuriano. Esprimono indignazione e sfiducia, quei sentimenti che domenica scorsa hanno cambiato la geografia del voto in gran parte della Piana del Sele.FONTE IL SOLE 24 ORE
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