PANEGIRICO PER PAPA FRANCESCO, 85 ANNI DI SAGGEZZA E CATTIVERIA BUONA

Insieme ad altri due leader storici, la sua figura è molto importante ma anche molto discussa. Come sta cambiando la Chiesa grazie alla sua opera
Si sa che gli elogi sono adatti e si rivolgono soltanto ai trapassati. Bisogna riposare nell’umido confortevole di una cassa di zinco per essere acclamati come geni, per essere rimpianti amaramente, per strappare lacrime e panegirici e per ricevere elogi addolorati ed inconsolabili. Ne sanno qualcosa, anzi forse non lo sanno perchè sono nell’umido della cassa, Lina Wertmuller, sbertucciata come provinciale in vita ed esaltata come regista insuperabile da defunta. Oppure, ancora, Guido Morselli, scrittore inedito prima di farla finita con la RAGAZZA DALL’OCCHIO NERO (una Browing). L’elenco però continua, da Bach a Veemer, da Van Gogh a Nick Drake ignorati e poi riabilitati dai posteri. Ci preme parlare, in modo particolare, in questo caso, di un terzetto insuperabile, un trio disarmonico ed irregolare, perchè composto da persone con origini ed idee probabilmente molto diverse. Stiamo naturalmente alludendo al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi ed a Papa Francesco. Tre grandi leader, che hanno una certa età, ma sono in piena forma intellettuale. Se non fosse che tra qualche mese o anno, potremmo ritrovarci soli, per vari motivi a loro legati. Tutti, per motivi diversi potrebbero lasciare il loro incarico. Sergio Mattarella ha fretta di andarsene e di traslocare. Mario Draghi è combattuto per il consueto gioco al massacro che lo vorrebbe al Quirinale. Il Papa, potrebbe lasciare per motivi di salute e per le dimissioni, molto smentite, delle quali parlano invece in molti. Noi ci portiamo avanti e lanciamo il rimpianto preventivo. A cominciare dal Papa. Punto di riferimento non tanto e non solo per i cattolici, perché alcuni addirittura lo detestano, ma per laici ed atei devoti. Come lo avrebbe dipinto Giuliano Ferrara. Il 17 dicembre il Papa ha compiuto 85 anni. Non si tenterà qui un bilancio del suo Pontificato, dato che è prematuro e perchè è un compito va al di là delle nostre forze e competenze. Ne si rivolgerà un omaggio mellifluo e cerimonioso, che non non saranno di certo mancati in quel giorno. Perché questo Papa, così diretto, così rivoluzionario, così umano, non lo merita. Proveremo soltanto a ricordare alcune degli avvenimenti accaduti in questi ultimi mesi, che, a vederli in sequenza, sorprendono. Perché, Antonio Spadaro, direttore della Civiltà cattolica afferma che il pontefice ha una visione della Chiesa, soprattutto in questi ultimi tempi, molto aperta sul mondo, capace di ascoltare le domande che provengono dalla realtà e quindi di svolgere un ruolo che sia al servizio dell’umanità intera. Il Papa è più aperto sul mondo ed ha spesso evocato la teologia del popolo.
Questo termine non indica una categoria logica, ma mitica. Per capire il popolo bisogna starci immersi ed accompagnarlo dall’interno. Abituati a certi lussi ed a certe ipocrisie curiali, papa Bergoglio svetta come un gigante, capace di una visione umana ed anche politica che molti leader hanno perso. Per la seconda volta, in cinque anni, è andato a Lesbo a confortare i profughi e, soprattutto, a lanciare j’accuse circostanziati. La storia insegna che chiusure e nazionalismi portano a conseguenze disastrose. E’ triste sentire proporre, come soluzioni, l’impiego di fondi comuni per costruire muri e fili spinati. Il Mare Mediterraneo che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi. Questo grande bacino d’acqua, culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte. A novembre, durante la giornata mondiale della gioventù, tiene un discorso inimmaginabile ai giovani e li invita ad andare controcorrente, non contro qualcuno che sarebbe la tentazione di ogni giorno di vittimisti e complottasti. Lui spiega che il mondo non ha bisogno di sta un po’ a destra e un po’ a sinistra dopo aver fiutato cosa conviene. I giovani devono essere liberi ed autentici. Devono avere la passione della verità perché con i loro sogni possano affermare che la loro vita non è schiava delle logiche di questo mondo. Non si tratta di retorica, ma di un approccio alla vita senza scorciatoie, senza falsità, senza doppiezze, senza equilibrismi. Un discorso simile lo tiene in occasione degli arresti del prefetto Michele Di Bari e si chiede quanti braccianti sono usati per la raccolta della frutta o della verdura eb poi miserabilmente cacciati via senza alcuna protezione sociale. Bergoglio è pur sempre un pontefice e difficilmente potremmo aspettarci parole diverse da quelle, che non condividiamo, su aborto ed eutanasia. Molti passi avanti, però, sono stati fatti sull’etica pubblica, al punto da sembrare persino più moderno di tanti oscurantismi e moralismi di ritorno. Ad esempio, prendiamo il discorso tenuto in merito alle dimissioni, dopo la sua relazione con una donna, dell’arcivescovo di Parigi Michel Aupetit. Questo discorso ai giornalisti e raccontato da Gian Guido Vecchi e commentato da Luigi Accattoli, è da incorniciare. In esso il papa dichiara che cosa ha fatto di tanto male questo prelato tanto da doversi dimettere. Che cosa ha fatto? Chi lo ha condannato? Sono stati l’opinione pubblica ed il chiacchiericcio. L’accusa che gli si può muovere è stata una sua mancanza contro il sesto comandamento, ma non totale. Piccole carezze e messaggi che faceva alla segretaria. Questo è peccato, ma non dei più gravi, perché i peccati della carne, secondo Bergoglio, non sono i più gravi. Quelli più gravi riguardano la sfera angelicale e, cioè, superbia ed odio. Aupetit è peccatore, come lo è anche lui, come lo è stato Pietro, il vescovo sul quale Gesù ha fondato la Chiesa. Ed il papa domanda come mai la comunità di quel tempo avesse accettato un vescovo peccatore. E dà la risposta che spiega che quella era una Chiesa normale ed era abituata a sentirsi peccatrice sempre. Si vede che la nostra Chiesa non è abituata ad avere un vescovo peccatore; ma, quando il chiacchiericcio cresce, ti toglie la fama e non si può più governare. Per questo il Papa ha accettato le sue dimissioni, non sull’altare della verità ma sull’altare dell’ipocrisia.
Ammette la sconfitta, non può ancora andare fino in fondo ed abolire l’obbligo di celibato, ma non ci sta a far passare sotto silenzio una reazione anacronistica della società. Lui guarda avanti. Spiega, a settembre che non vuole fare la rivoluzione ma che non vuole andare indietro. Bisogna resistere alla tentazione di un’ideologia che colonizza le menti e guarda al passato per cercare sicurezze. Sarebbe bello, no? E’ quello che accade spesso nelle destre ed anche in una certa sinistra con la ricerca spasmodica del passato e delle tradizioni come un eden intangibile e mitico nel quale trovare rifugio. Papab Francesco non accetta l’ideologia gender, ma spiega che le coppie in seconda unione non sono condannate all’inferno e che non bisogna avere paura della diversità sessuale e delle coppie di omosessuali. Anche in merito alla polemica sul Natale evita i toni di una certa destra patriottica. Spiega che il documento dell’Unione Europea è avvertito come un anacronismo e che l’Europa deve stare attenta a non fare strada alle colonizzazioni ideologiche. Ogni Paese ha la propria peculiarità, ma è aperto agli altri. Unione Europea: sovranità sua, e sovranità dei fratelli in un’unità che rispetta la singolarità di ogni Paese. Insomma, si può essere in disaccordo, e su molti temi è normale che un laico non abbia le stesse idee della Chiesa, ma papa Francesco ha fatto passi da gigante, conquistandosi molti nemici dentro il corpo più tradizionalista ed antiquato del Vaticano. A settembre, in Slovacchia, dopo che erano circolate delle fantomatiche voci di sue dimissioni per motivi di salute scherzò affermando che era ancora vivo, nonostante alcuni lo volessero morto. Alcuni stavano già, addirittura, preparando il Conclave. Pazienza! Noi siamo con Carlo Verdelli che twitta che Francesco non è un Papa buono. Anzi, è un Papa duro con i duri di cuore. Sempre di più, con sempre più forza. Si può non credere in Dio, ma si può credere in lui. Grazie e buon compleanno (85!) ad un buon pastore. Guido Honorati Broggi