28 Marzo 2024

SANREMO: IL FESTIVAL DELL’IPOCRISIA

(Giovanni Coscia) – E’ la manifestazione divenuta tradizione solo per le case discografiche. E’ l’appuntamento immancabile da oltre mezzo secolo e fa parte ovviamente di tutto quanto ciò, il potere nascosto, quello economico, ci propone e ci propina, fregandosene di tutto, di tutti e di ogni cosa. Per questo deve costituire un punto di vista agevolato, avvantaggiato, per verificare a fondo, le contraddizioni della società dello spettacolo. Si potrebbe anche sostenere che lo stesso FESTIVAL DI SANREMO, che io chiamo (sanscemo), rappresenta il luogo nel quale la civiltà, (si fa per dire) dello spettacolo, con tutta la sua ipocrisia, la sua finzione, unitamente alla sua totale carica di falsità, mette a nudo se stessa. E’ divenuto il vanto della falsità, nell’esibirsi nel massimo grado dell’ipocrisia, permettendoci, per questo, di svelarne con maggiore efficacia il suo funzionamento e le sue contraddizioni interne. Addirittura quest’anno, oltre alle solite contradizioni che caratterizzano la manifestazione, tante altre riguardano la condizione specifica in cui si sta svolgendo. Già dalla prima serata abbiamo visto più che mai, l’alta cifra della contraddizione che rappresenta il mondo dello spettacolo, composta per lo più, da pretoriani che esaltano e celebrano la società “fuori dal sistema”, ovvero quella parte di società col “culo all’insù” e la puzza sotto il naso, che celebrano lo scorrere senza intoppo alcuno, innanzi a qualunque negazione al popolo, fatto divenire oramai “plebeo”.

E’ la chiara rappresentazione del popolo mercificato, che dopo aver fatto la loro apparizione, si rinchiude in recinti di classe, come ad indicare di essere gli eletti o i preferiti da una società castizzatasi e che mantiene le distanze da tutti gli altri. Il festival della canzone Italiana è puro classismo. Il resto diviene come l’essere i miserabili della globalizzazione. In pratica gli sconfitti dalla vita se non addirittura i perdenti. In questa edizione, se ne registra un’altra di contraddizione, non meno evidente nelle sue misure e nelle sue proporzioni. Stiamo assistendo ad un paradosso lampante: da una parte teatri, cinema, luoghi vari dello spettacolo, anche di piazza, musei, luoghi della cultura, tutti chiusi già da un anno. Dall’altra parte invece, il FESTIVAL DELLA CANZONE ITALIANA DI SANREMO, si è svolge come se nulla fosse. Certo, il pubblico è assente, ma si è comunque svolto. Si sottolinea quindi, che certi ambienti, determinati luoghi, i ceti vincenti della globalizzazione, non sono mai toccati dalla organizzazione legata alla emergenza epidemiologica. Nessun dubbio, infatti. Tra l’altro, ho notato e segnalo a tutti, che nessuno dei partecipanti portava la MASCHERINA. Ovvero il simbolo del nuovo ordine mondiale e terapeutico. Solo coloro i quali operavano nell’orchestra, così come gli inservienti, o coloro i quali svolgevano una funzione secondaria e quindi da “servo”, indossavano la mascherina. Che strano. Esentati gli altri. Perché? In verità vorrei rammentare che nei mesi scorsi, abbiamo visto delle feste di “PATRIZI” dove tutti gli invitati non indossavano la mascherina, nel mentre i camerieri, gli inservienti e i maggiordomi, ne erano regolarmente dotati. I patrizi, NO. Ma ancora c’è da osservare che mentre l’Italia è chiusa nei lock down, loro possono con serenità e placidamente svolgere il festival di SANSCEMO. Ironia della sorte è che la LIGURIA è divenuta per incanto ZONA GIALLA. Così all’improvviso. Il virus infatti, si è coordinato ed in occasione della KERMESSE canora, ha deciso di lasciare libera la Liguria di Toti. E allora se si celebra il Festival con regolarità, perché non consentono agli altri operatori ed artisti del settore di celebrare le proprie manifestazioni? Ne convegni, ne spettacoli, ne cinema, ne teatro. Che schifo. Solo il festival! Mah. Sanremo appartiene, unitamente alle sue componenti, ad un mondo superiore. Un mondo di “eletti”, di una “Elite” al quale nessuno può accostarsi perché al di sopra di tutto e tutti. Gli altri, appartengono a ceti meno abbienti. Ma è proprio vero? Ecco l’aspetto inquietante del festival di SANREMO. E che dire delle cifre astronomiche a presentatori e ospiti? Ecco l’Italia della vergogna. Fanno schifo, caro Don Backy; tu ultima vera espressione della canzone italiana.

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