ALFIERI E’ TORNATO A CASA SI ALLEGGERISCE LA POSIZIONE MA E’ GUERRA TRA LA PROCURA E I LEGALI
Da ieri Franco Alfieri ha lasciato la casa circondariale di Salerno e si trova a casa sua a Torchiara. Rimane in custodia cautelare insieme agli altri indagati nella vicenda che lo ha visto coinvolto a proposito di una inchiesta portata avanti dalla procura di Salerno e dalle fiamme gialle. Il presidente della provincia si trovava in custodia cautelare dal 3 ottobre scorso. In questo periodo tante le pressioni della stampa e di una partito politico o meglio di un esponente di Fratelli D’Italia Antonio Iannone querelato anche da un consigliere comunale del Pd di Pontecagnano al quale si è affiancato l’onorevole Bicchielli di Noi Moderati. Da contraltare la quasi totalità dell’opinione pubblica che si è stretta al fianco del sindaco di Capaccio Paestum, la gente ha manifestato pubblicamente amore e affetto verso il politico confermato sindaco a Capaccio Paestum in maniera plebiscitario pochi mesi fa ed è stato rieletto presidente della provincia con il consenso della quasi totalità degli amministratori della provincia di Salerno. Una minoranza però si è fatta sentire non poco sui social contro l’esponente politico del pd nel frattempo sospeso dal suo partito e dalle sue funzioni dal prefetto.
Il Tribunale del Riesame di Salerno ha disposto la custodia cautelare a casa per Franco Alfieri, presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio Paestum (al momento sospeso), coinvolto tra gli altri insieme con la sorella Elvira (attualmente ai domiciliari), in un’inchiesta della Guardia di Finanza che ipotizza i reati di turbativa d’asta e corruzione.
I legali di Alfieri, gli avvocati Domenicantonio D’Alessandro e Agostino De Caro, avevano chiesto l’annullamento dell’ordinanza della misura cautelare in carcere. Rimangono tutti agli arresti domiciliari gli altri indagati per i quali sono state respinte le richieste di rimessa in libertà. La sensazione che c’è una disputa molto sostanziosa tra la procura, il gip e il pool di avvocati di Alfieri i quali hanno presentato corpose memorie difensive e documentazione integrativa per chiarire ulteriormente la posizione degli indagati: oltre ad insistere sulla presunta incompetenza territoriale della Procura salernitana, (sostenendo che il presunto atto corruttivo alla base dell’intero impianto probatorio, ovvero i bonifici della Dervit in favore della Alfieri Impianti, si sono concretizzati a Torchiara, dove ha sede legale la Alfieri Impianti, ricadente sotto la giurisdizione del Tribunale di Vallo della Lucania), si è sottolineata una connotazione prettamente indiziaria dell’impianto accusatorio, l’impossibilità della reiterazione dei reati ipotizzati e dell’inquinamento probatorio. Questo aspetto è molto rilevante perchè potrebbe essere motivo di impugnazione davanti alla cassazione per cui i legali insistono molto su questa tesi. La procura da parte sua con il pm inquirente Alessandro Di Vico e il procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli, ha presentato minuziose perizie integrative atte ad avvalorare la territorialità delle indagini e soprattutto la portata delle accuse, in particolare sul fatto che gli appalti venissero concordati a tavolino, ovvero che gli indagati, a vario titolo, avrebbero turbato con collusioni ed altri mezzi fraudolenti le procedure negoziate volte ad affidare le commesse pubbliche, al fine di garantire alla Dervit S.p.A. l’aggiudicazione dei lavori. Il 24 ottobre scorso, Borrelli aveva presenziato anche al Riesame dell’ex capo staff di Alfieri, Andrea Campanile, difeso dall’avv. Cecchino Cacciatore. I giudice del tribunale del riesame hanno accolto in parte la richiesta degli avvocati e hanno mandato Alfieri a casa, una mini vittoria che alleggerisce non poco la posizione del politico cilentano il quale, ebbene sottolinearlo, non si è dimesso dalle due cariche più importanti, presidente della provincia e sindaco di Capaccio Paestum e comunque ha ottenuto lo spostamento a casa per la custodia cautelare. L’impressione è che la partita sia ancora lunga ma tutta da giocare, la procura avrebbe in mano altri jolly per sostenere l’accusa ma i legali di Alfieri che si professa innocente, avrebbero le carte per farle cadere e soprattutto il pool difensivo fa leva sulla grande vitalità di un politico che non vuole vedersi annullare una carriera fatta di successi e soddisfazioni con un colpo di spugna per cui è orientato ad andare avanti e a dimostrare la sua estraneità ai fatti. Tuttavia c’è anche il lavoro della procura, della guardia di finanza che aveva portato a sei indagati ai quali sono contestati, a vario titolo, i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Le Fiamme Gialle, durante l’esecuzione dell’ordinanza, hanno contestualmente proceduto al sequestro, in denaro o per equivalente, di oltre 543mila euro. Un lavoro certosino e pieno di contenuti se si considera che il filone ha coinvolto successivamente il consigliere regionale Luca Cascone, ha sfiorato il vice presidente della provincia Guzzo(non indagato) e altri soggetti tra imprenditori e notabili finiti nel registro degli indagati. Un’inchiesta che apparentemente potrebbe fermarsi a queste accuse ma che in effetti potrebbe essere il cavallo di troia di una molto più sostanziosa che aprirebbe la strada a politici ancora più in alto e se così fosse il terremoto si trasformerebbe in tsunami. Sergio Vessicchio
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