24 Gennaio 2025

EVADEVANO IL FISCO NON VERSANDO LE IMPOSTE SUI PRODOTTI ENERGETICI IN 10 NEI GUAI

In azione, la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Salerno che ha eseguito un sequestro preventivo di beni, valori mobiliari e immobili per circa 40 milioni, procedendo alla notifica di un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 10 indagati. Sottrazione all’accertamento e al pagamento delle accise sui prodotti energetici, formazione fittizia del capitale sociale, bancarotta fraudolenta, mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice. E, ancora,  truffa, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante fatture e altri documenti per operazioni inesistenti ed emissione di fatture false: queste le pesanti accuse per le persone coinvolte. A svolgere le indagini, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Salerno, coordinato dalla Procura: riflettori accesi sul rappresentante legale, sul liquidatore e i membri del collegio sindacale di una società di capitali operante nel settore del commercio di prodotti petroliferi, titolare di un deposito fiscale a Valmadonna (in provincia di Alessandria) ma con sede legale fino al 2018 a Roma e poi trasferita a Nocera Inferiore. In sostanza è emerso che l’azienda non avrebbe pagato le accise dovute per un importo superiore ai 30 milioni, attraverso una serie di raggiri consistiti nel simulare acquisti di prodotti energetici da stoccare all’estero, commissionati ad un altro soggetto economico: da qui sarebbero sorte difficoltà finanziarie tali da non poter far fronte ai debiti tributari. Contestualmente, gli autori del descritto meccanismo fraudolento , attraverso false perizie di stima predisposte da due professionisti, a loro volto indagati, procedevano ad un fittizio aumento del capitale sociale a mezzo di conferimenti di beni societari sopravvalutati. Questa operazione ha consentuto alla società indagata, apparentemente solida, di ottenere da due intermediari finanziari di diritto estero la concessione di polizze fideiussorie a garanzia delle obbligazioni di pagamento delle accise dell’Agenzia delle Doigane e dei Monopoli, facendo disperdere, dopo l’escussione delle garanzie, attraverso negozi giuridici simulatoi, gli asset sui quali gli intermediari assicurativi avrebbero dovuto rivalersi, eludendo anche un decreto di sequestro conservativo emesso dal tribunale di Roma su richiesta delle vittime del raggiro.

Individuate, nello stesso contesto, fatture per operazioni soggettivamente inesistenti emesse ed usate per un importo superiore ai 26 milioni di euro, i cui guadagni sono stati reimpiegati eseguendo trasferimenti prevalentemente in Cina, con fatture di acquisto merce. Tali operazioni fraudolente, insieme ad altri atti di distrazione di denaro e del patrimonio aziendale, hanno causato il fallimento della società. Contestata, infine, la responsabilità amministrativa degli enti dipendente da reato che hanno agito nell’interesse esclusivo proprio o di terzi.

About Author