FAIANO,28 ANNI FA L’OMICIDIO DEI DUE CARABINIERI ARENA E PEZZUTO,IL RICORDO

E’ una ferita sempre aperta,sempre sanguinante quella di Faiano Quella sera del 12 febbraio del 1992 la camorra uccise barbaramente Fortunato Arena e Claudio Pezzuto.Mai è stato dimenticato quell’eccidio che sconvolse non solo la provincia di Salerno ma tutta l’Italia.

Anche quest’anno i due militari uccisi sono stati ricordati a Pontecagnano Faiano.Presenti alla manifestazione erano, questa mattina, il Dottor Francesco RussoPrefetto di Salerno; il Generale Maurizio StefanizziComandante della Legione Carabinieri Campania; il Colonnello Gianluca TrombettiComandante Provinciale dei Carabinieri di Salerno; il Tenente Graziano MaddalenaComandante della Compagnia dei Carabinieri di Battipaglia; il Maresciallo Fabio Laurentini, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Pontecagnano Faiano.

GLI ASSASSINI VENNERO ARRESTI A LUGLIO SUCCESSIVO TRADITI DALLA CARTA D’IDENTITA’ GIA’ CONSEGNATA

Arena e Pezzuto vennero uccisi da due killer della camorra,  Carmine D’Alessio e  Carmine De Feo.

Una storia che ancora oggi è tra le più sanguinose della nostra provincia. All’epoca dei fatti – siamo nel febbraio del 1992 – De Feo e D’Alessio erano in fuga, braccati dalle forze dell’ordine e dai nemici della Nuova famiglia. Il 12 febbraio partirono da Capaccio Scalo dopo aver rapinato una Ritmo ad un carabiniere, portandogli via anche la pistola d’ordinanza. Percorsi pochi minuti si impossessarono prima di Fiat Uno bianca poi di un Nissan Patrol, costringendo il proprietario a restare a bordo. In serata giunsero nella piazza di Faiano. Qui i due furono intercettati dai due carabinieri: i militari controllarono i documenti del proprietario dell’auto; ma prima che potessero vedere quelli degli altri due occupanti furono investiti da una pioggia di piombo. Arena e Pezzuto avevano 23 e 29 anni. Nella fuga i banditi non fanno nemmeno in tempo a ritirare il documento d’ identità già consegnato.

La feroce esecuzione scatenò una vera e propria caccia all’uomo. La fuga di D’Alessio e De Feo terminò all’alba del 14 luglio del ’92. I killer furono bloccati dai carabinieri in un piccolo appartamento di Calvanico, nella Valle dell’Irno. Si arresero solo dopo l’arrivo del pm Alfredo Greco, il magistrato che coordinò le indagini, fino alla cattura dei due latitanti.

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