RIMANGONO IN CARCERE I PRESUNTI ASSASSINI DI VASSALLO
Il caso sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso nel 2010, arriva in Cassazione. Lo ha annunciato Giovanni Annunziata, legale dell’imprenditore Giuseppe Cipriano, dopo il rigetto dei ricorsi contro la misura cautelare da parte del Tribunale del Riesame.
“Rimaniamo fermamente convinti dell’estraneità di Cipriano alla vicenda. Proporremo ricorso in Cassazione non appena avremo le motivazioni, sviluppando nuove argomentazioni e acquisendo ulteriore documentazione”, ha dichiarato il penalista come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.
Inchiesta sull’omicidio di Vassallo, la vicenda arriva in Cassazione
Gli altri difensori, Ilaria Criscuolo (legale del tenente colonnello Fabio Cagnazzo) e Giuseppe Stellato (per Lazzaro Cioffi), attendono le motivazioni del Riesame per decidere i prossimi passi. Secondo il collegio presieduto da Gaetano Sgroia, le motivazioni saranno depositate entro 45 giorni. Nel frattempo, Cagnazzo, Cioffi e Cipriano restano in carcere. L’unico a non presentare ricorso contro la detenzione è stato l’avvocato Michele Avino, difensore di Romolo Ridosso.
Le indagini della DDA di Salerno
L’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno, sotto la guida del procuratore Giuseppe Borrelli, sembra reggere a un primo esame. Restano però aperti due filoni principali: quello legato al presunto ruolo di Lazzaro Cioffi come esecutore materiale dell’omicidio, indicato dallo stesso Ridosso, e quello sul traffico di droga. Quest’ultimo coinvolge i fratelli Palladino e Salvatore Ridosso, il figlio dell’ex collaboratore di giustizia Romolo.
Le connessioni tra lo spaccio di droga nel Cilento e i grandi gruppi di narcotrafficanti napoletani sono documentate in maniera dettagliata nei provvedimenti giudiziari: 424 pagine di richiesta di misura cautelare firmate da quattro magistrati della DDA (Marco Colamonici, Francesco Rotondo, Elena Guarino, e Mafalda Daria Cioncoada) e 411 pagine redatte dal gip Giovanni Ferraiuolo. Sarà però cruciale analizzare il contenuto del fascicolo stralciato per comprendere appieno gli sviluppi investigativi.
Credibilità dei testimoni e nuove piste
Le testimonianze di Eugenio D’Atri, detto Gegè, ritenuto il principale artefice della riapertura delle indagini su Cagnazzo, sono considerate credibili dalla procura. Secondo le carte, anche le dichiarazioni autoaccusatorie di Ridosso in merito al traffico di droga ad Acciaroli sono ritenute utilizzabili.
Il tenente colonnello Fabio Cagnazzo, già iscritto tre volte nel registro degli indagati e altrettante volte archiviato (nel 2015, nel 2020 e nel 2021), è nuovamente sotto inchiesta. La procura ipotizza che abbia tentato di depistare le indagini coinvolgendo Bruno Humberto Damiani. Dichiarazioni di altri alti funzionari, tra cui l’ex procuratore capo di Salerno Franco Roberti e l’attuale procuratore generale Rosa Volpe, avvalorano sospetti sulle sue azioni, come il recupero senza autorizzazione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza, mai consegnate alla DDA.
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