SALERNO,IMPRENDITORE NON PAGA GLI OPERAI E LORO LO CHIUDONO NEL FURGONE
Le frasi urlate in arabo sono incomprensibili. Eppure è evidente che qualcosa di molto grave sta accadendo e che la situazione potrebbe rapidamente degenerare. Via Roma, ore 11 e 39 di un giovedì – stranamente – senza ingorghi in centro a Salerno mentre il resto della città è rallentata da incidenti e cantieri. Uscendo dal vicolo della chiesa di Sant’Agostino, a primo impatto sembra che quel gruppo di giovani nordafricani stia litigando. «Una rissa tra stranieri», dice – quasi a minimizzare la questione – un passante. Eppure, tra le grida, si comprende indistintamente un concetto espresso in italiano perfetto: «Io lavoro e tu mi devi pagare».
Urla di rabbia
Basta sporgersi un po’ più avanti, infatti, per capire che quelle urla e tutta quella rabbia si stanno rivolgendo verso un furgone bianco fermo in strada a poca distanza: all’interno alcune persone, al posto di guida due italiani, dietro altri stranieri. «Quello è il nostro datore di lavoro, sono mesi che non ci paga e non lo facciamo muovere fino a quando ci dà i soldi», spiega Mohammed, trent’anni, arrivato dalla Tunisia per cercare un futuro migliore in Italia. Il “sequestro” nel furgone del datore di lavoro dura almeno per un quarto d’ora in cui, più volte, si rischia che la situazione degeneri pericolosamente e che dalle urla e dalle minacce si passi ai fatti. Il titolare tenta di ingranare la marcia e partire, rischiando di investire gli operai davanti al mezzo. Uno di loro si siede sul cofano, gli altri fanno muro davanti al van guidato da uomo, un tale signor Vincenzo, residente del centro storico che – a dire dei giovani extracomunitari – assolda mano d’opera a nero per lavori di edilizia.
La tensione
Il titolare tenta di uscire un paio di volte dall’abitacolo ma viene subito ricacciato dentro. Uno degli operai esce dal mezzo con la tuta sporca, provando a tranquillizzare gli altri. Inutile. Intanto un altro lavoratore, l’unico italiano, che sostiene di essere «alla messa alla prova del tribunale», riesce a uscire dalla macchina e continua a telefonare a una certa Stella, chiedendole di andare a fare un prelievo quanto prima e provvedere almeno ad un acconto. Passano i minuti, la tensione sale, qualcuno deve dividere gli operai nordafricani dall’italiano “braccio destro” del responsabile della ditta edile.
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