18 Giugno 2025

SPACCIO NELLA VALLE DELL’IRNO I NOMI DEGLI ARRESTATI

Gestivano una piazza di spaccio nella Valle dell’Irno: dopo l’arresto di un componente del gruppo, che ruotava intorno a una famiglia del posto, hanno iniziato a “trasferire” parte dell’attività anche nella casa circondariale di Fuorni, sfruttando una clientela di detenuti tossicodipendenti e carte prepagate per i versamenti. Fino a ieri mattina, quando i carabinieri hanno dato esecuzione a un provvedimento che ha fatto finire in carcere otto persone, su nove indagati in totale. Il nucleo familiare è quello dei Lembo, noto a Baronissi per vicende legate al traffico di sostanze stupefacenti, con epicentro a Caposaragnano e in particolare nella zona delle abitazioni popolari di via Nino Bixio.

Gli arrestati

In manette il 55enne Adriano Lembo (baronissese originario di Salerno) insieme ai figli Antonietta (28 anni), Francesca (26) e Vincenzo (22). Nell’ambito della stessa operazione, coordinata dalla Procura salernitana agli ordini del procuratore capo Giuseppe Borrelli, destinatari della misura sono stati pure Giampiero Siciliano (55 anni), originario di Lecco e residente a Milano ma domiciliato a PellezzanoIginia Savignano (42), nata a Salerno e residente nel comune di Pellezzano, il 37enne Daniele Iannone, salernitano di Pellezzano ma di fatto con domicilio a Baronissi, compagno di Antonietta Lembo, e Luciedo Luiz Ianniello, 42enne di origini brasiliane con residenza a Sant’Arsenio, abituale collaboratore della famiglia. Compare solo come indagato Vincenzo Desalvatore di Pagani, residente a Mercato San Severino ma già recluso per altri reati a Fuorni come Iannone.

Le accuse

Gli otto sono accusati a vario titolo di associazione finalizzata al traffico illecito, alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti. L’ordinanza emessa dal gip Giovanna Pacifico su richiesta della Procura di Salerno (pm Francesca Fittipaldi) è stata eseguita dai carabinieri della Compagnia di Mercato San Severino, guidati dal maggiore Carlo Santarpia, insieme agli uomini della stazione di Baronissi, agli ordini del comandante Alberto Colella. Il gruppo era da tempo attenzionato per aver costituito una organizzazione dedita al commercio di stupefacenti di vario genere, sia in luoghi pubblici che con il metodo della consegna a domicilio previa “ordinazione telefonica”, utilizzando peraltro di volta in volta diverse auto per non dare nell’occhio.

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