CALCIO ITALIANO NEL BARATRO, LA POLITICA DEL CALCIO PRIMA RESPONSABILE, SEMPRE LE STESSE FACCE di Sergio Vessicchio
MANCINI HA BARATTATO LA DIGNITA’ PER LA POLTRONA, INVENTARE CALCIOPOLI IL COLPO DEL KO
Incassata la delusione dell’eliminazione dai mondiali, la più cocente nella storia della nazionale, il calcio italiano inizia a interrogarsi di nuovo sui responsabili di questo scatafascio, di come si è potuti arrivare al punto più basso della storia del calcio in italia. Dopo la figuraccia mondiale contro la Macedonia subito si è cercato i responsabili individuandoli pure nel commissario tecnico Mancini che ha barattato la dignità alla poltrona.
Ma il problema sorge a monte, l’eliminazione dal secondo mondiale consecutivo è solo la punta dell’iceberg di una gestione vergognosa che avviene ormai da anni nel nostro sistema calcio. La politica ha rovinato il calcio italiano insieme alle inchieste farlocche portate avanti solo per danneggiare in modo “provinciale” il vicino di casa di turno insieme alla grande farsa di calciopoli dopo la quale si è segnata la deriva del calcio italiano.
Il calcio italiano il calcio del bel paese è passato dall’essere il campionato più bello del mondo a quello più scadente d’Europa, e i risultati parlano chiaro. La gente che si è susseguita negli anni da Matarese a Gravina passando per i vari Carraro, Abete, Tavecchio e Sibilia, hanno scavato il solco distruggendo un movimento che ha portato in bacheca successi sia con i club che per la nazionale. Lo stravolgimento dei format, le nuove norme che regolano i campionati soprattutto quelli delle categorie inferiori, hanno distrutto un paese calcisticamente parlando.
Se Ibrahimovic a 40 anni continua a fare la differenza nel nostro campionato vuol dire che il livello è al pari di campionati scadenti come quello americano da dove proveniva. Ma a cosa è dovuto questo? La verità sta nel mezzo, lo stravolgimento dei campionati nelle categorie inferiori e le regole anticalcio in barba alla meritocrazia che li accompagnano hanno ridotto in campionati dal basso contenuto tecnico categorie importanti come la serie C e la serie D che una volta formavano i calciatori di un tempo. L’abominio della regola degli under, una stortura e una piaga vergognosa del nostro calcio, il minutaggio per i giovani, format di campionati cambiati insieme ai loro nomi (ricordate la Lega Pro?) hanno portato la gente ad allontanarsi dal calcio e ad abbassare vertiginosamente il livello.
Il dover copiare il modello estero, ultima cacata l’introduzione delle squadre B (solo la Juventus ne ha una, altro fallimento eclatante) per imitare gli altri, ha portato alla perdita d’identità del nostro calcio che una volta sforna a fior fior di giocatori e di palloni d’oro come Baggio e Cannavaro. Ma chi sono i responsabili di questa deriva del nostro calcio? I nomi sono facili da trovare perché sono sempre gli stessi, i nomi della politica calcistica che battagliano tra di loro per un posto al sole, e alla poltrona, ma che fanno male al nostro calcio e a chi lo segue.
Gravina dopo la guerra all’ultima goccia di sangue all’acerrimo nemico Sibilia ha raggiunto il suo obbiettivo ma i risultati non cambiano e le facce sono sempre le stesse. Abete è tornato nel giro come presidente della LND, Tavecchio come presidente del comitato Lombardia quello più importante d’Italia per l’elevato numero di squadre che ne fanno parte, Ghirelli presidente della serie C nominato vice presidente della FIGC, Ulivieri a capo degli allenatori inamovibile da anni, e altri ancora che da anni girano e rigirano senza un ricambio e una depurazione del sistema. La verità è che il calcio è ostaggio della politica e che la situazione di ciò è dovuta agli stravolgimenti cervellotici e da incompetenti di queste persone che hanno distrutto il modello Italiano che ha avuto il suo o di grazia con calciopoli. Sergio Vessicchio
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